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Augusta le tradizioni perdute: la Tela del Sabato Santo
Inserto
Inserto pubblicato nell'Aprile del 2011 dalla Redazione.
La Città si avvia a trascorrere un periodo religioso importante per i cattolici, in questo tempo si ricorda il sacrificio del Figlio di Dio fatto uomo e Crocifisso per liberarci dal peccato e donarci la vita eterna.
Una tradizione devozionale religiosa con episodi di vero e proprio folklore, ormai scomparsa ad Augusta, era la scesa della tela il Sabato Santo. Questa tradizione si svolgeva nella Chiesa della Madonna Assunta (Matrice), nella Chiesa della Madonna del Carmine e in quella dei Frati Cappuccini, in queste ultime due in tono minore. Il rito consisteva nella scesa di una grande tela raffigurante la Passione di Cristo e collocata il Sabato precedente la prima Domenica di Quaresima
sopra l'abside. Nella Chiesa della Matrice la tela con la sua posizione nascondeva il presbiterio alla vista dei fedeli, invece la parte inferiore arrotolata permetteva di assistere alle funzioni religiose. L'origine di questo rito è incerta, la sua esistenza si fa risalire a memoria d'uomo alla seconda metà dell'800, anche se la tecnica del dipinto ci potrebbe riportare al secolo precedente. La tela della Chiesa Madre era di manifattura robusta, composta da rettangoli di tela con una larghezza di mezzo metro cuciti fittamente uno all'atro in modo da comporre un'unica superficie rettangolare di tredici metri per otto; come cornice aveva un tessuto leggero che terminava con i due angoli superiori impiombati che servivano a supportare i cavi che, introdotti in grossi anelli murati
alle pareti laterali dell'altare maggiore, permettevano l'alaggio della grande tela, la parte inferiore terminava con dei vistosi penzoli. I protagonisti della collocazione della tela, della scesa e in seguito del trasporto erano i mastri muratori, i fuluari (marinai) e i vastasi (uomini di fatica) per l'eccessiva pesantezza della tela; quest'ultimi alla fine della rappresentazione avevano anche il privilegio di avvolgerla e conservarla. La scesa della tela il Sabato Santo avveniva al suono delle campane e simboleggiava, con lo scoprire il presbiterio la Risurrezione di Cristo. Il rito ebbe termine nel 1928 quando la Curia di Siracusa, il cui Arcivescovo
Diocesano S. E. Giacomo Carabelli richiamò formalmente l'Arciprete della Chiesa Madre ritenendo questo rito non consono alla Risurrezione perché univa il sacro al profano; per il frastuono, gli schiamazzi e lo scompiglio che si creava durante la funzione religiosa nel giorno di Pasqua. La tradizione della tela fu destinata a morire e non solo, ma anche la tela strutturalmente perché attaccata dall'erosione del tempo.
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A quanto ci è dato sapere, la grande tela della Chiesa Madre dopo il sisma del 1990, essendo stata la chiesa dichiarata inagibile, anche se non in buone condizioni è stata trasportata per la sua conservazione presso i magazzini nel comprensorio della Marina Militare di Terravecchia.
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