I riti della Quaresima e della Settimana Santa ad Augusta

Inserto

Inserto pubblicato dal nostro inserzionista nel Febbraio 2009.

Cristo morto

Il Mercoledì delle Ceneri segna per la Chiesa l’inizio della Quaresima. Con l’imposizione delle Sacre Ceneri, ricavate dalle palme e dai rametti d’ulivo benedetti l’anno precedente e successivamente bruciati per l’occasione, i fedeli vengono invitati a vivere un tempo di digiuno, preghiera, mortificazione e astinenza dalle carni della durata di quaranta giorni.

Con essa si invitano i credenti a ripercorrere, con viva e profonda fede, i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto tentato dal demonio, nei quali ne uscì vittorioso, attraverso il digiuno e la preghiera. Le diverse pratiche penitenziali e devozionali legate alla quaresima scomparvero gradualmente nel secondo dopoguerra un po’ dappertutto nell’ambito cristiano, così come anche l’usanza di coprire i crocifissi e gli specchi delle abitazioni a partire dalla V Domenica di Quaresima (o di Lazzaro), detta volgarmente “do Niuru o do Velu”, consuetudine questa che aveva lo scopo di allontanare la vanità in quanto era vietato anche pettinarsi i capelli ed abbellirsi. Erano anche banditi gli scherzi e l’allegria smodata che avevano accompagnato il Carnevale, motivo per cui si usava dire: “Ma duni a lésina?” ed in risposta: “Nun s’abbuffinia chiùi, picchì è Quaresima”. Per poter vivere più intensamente il periodo quaresimale fino agli anni sessanta venivano chiamati diversi predicatori nelle varie parrocchie con il compito di scuotere gli animi e di predicare gli esercizi spirituali in preparazione alla Santa Pasqua. Al giorno d’oggi sono gli stessi parroci ad assolvere a tale compito.
La Quarta Domenica di Quaresima,detta anche delle Rose per via del paramento color rosaceo indossato dal sacerdote, faceva la sua comparsa per le vie del paese, il personaggio della Serramonaca impersonata da una popolana rivestita da un bianco lenzuolo che reggeva una falce ed un paniere. La falce rappresentava il peccato, mentre il paniere pieno di uova la grazia santificante di Dio. Passando per le case essa faceva il gesto di mietere il grano, a simboleggiare che chi vive nel peccato “muore” cioè si allontana da Dio e dalla redenzione operata da Cristo. A questo gesto la gente rispondeva depositando nel paniere uno o più uova, segno questo di vita nuova e di serio impegno per giungere alla Pasqua in grazia di Dio, purificando la propria anima e la propria vita da tutto ciò che non è consono alla legge del Signore. Questa strana figura, presente nella cultura tradizionale di varie regioni d’Italia, pertanto rappresentava al contempo il mistero della morte e della vita. L’ultima Serramonaca di Augusta che fece la sua apparizione negli anni cinquanta del Novecento, fu a ‘za Cuncetta Vena. Scomparsa negli anni 50, la versione augustana della Vecchia di mezza quaresima, la “Serramonaca”, rimasta negli scongiuri ad ammonimento infantile, sopravvive la devozione alla Madonna Addolorata. Il simulacro smontabile della Vergine addolorata viene vestito (ed una delle tre donne incaricata deve essere nubile) ed esposto a partire dal giovedì precedente la Pasqua, nella chiesa di S. Francesco di Paola, che della confraternita dell’Addolorata è sede. Il culto prevede la cantata vespertina dello “STABAT MATER” di Jacopone da Todi con musiche settecentesche e la recita di un panegirico il giorno seguente. Lo stesso viene eseguito presso la chiesa di S. Giuseppe la sera del Giovedì Santo alla presenza della vara del Cristo morto attorniato dalle addoloratine.
I riti della SETTIMANA SANTA ad Augusta affondano le loro radici nel periodo della dominazione spagnola in Sicilia intorno al 1600. In quel periodo uomini, di diverse condizioni sociali, che praticavano diversi arti e mestieri trasformarono le antiche corporazioni medievali in società di mutuo soccorso (le attuali confraternite). Anticamente, fino agli anni 50, in Augusta erano presenti circa venti confraternite; ora esse sono in numero molto inferiore. Ai giorni nostri sono sette le confraternite che hanno parte attiva e partecipano ai rituali della Settimana Santa: la Confraternita di S. Andrea dell’antico ceto dei pescatori detti in gergo augustano “Sardari”; la Madonna Odigitria nota come Itria dagli augustani, dell’antico ceto dei “Giardinieri e contadini”; S. Giuseppe dei “Mastri d’ascia”; l’Annunziata dei naviganti conosciuti come “Fuluari”; il SS. Sacramento semplicemente indicata “La Cena” dei “Massari”; l’Addolorata e infine l’Immacolata una volta appartenente all’antico ceto nobiliare. Durante la Settimana Santa e precisamente la Domenica delle Palme inizia la serie di processioni delle varie confraternite per rendere omaggio a Gesù Eucaristia solennemente esposto in Chiesa Madre per il tradizionale Quarantore. Ad aprire il ciclo di adorazione è la Confraternita dell’Itria, che recando in processione le proprie insegne e la piccola statua della Madonna Odigitria (colei che indica la strada) sorretta su una trave da due monaci, si reca nella chiesa principale del paese per il proprio turno di adorazione. Terminato il momento di preghiera attorno al SS. Sacramento, dopo un breve giro per le vie del paese, la suddetta confraternita rientra nella propria chiesa di appartenenza sita all’angolo fra la Via P.pe Umberto e la Via Garibaldi.


A cura di Gioacchino Cacciaguerra. | Tutti i diritti sono riservati |



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