Accenni sull’occupazione Anglo-Americana ad Augusta - 1943

Inserto

Inserto Pubblicato da Francesco Carriglio 26 Febbraio 2023


La popolazione di Augusta, durante l’occupazione avvenuta il 13/07/1943, era in larga parte già sfollata nei paesi vicini, al Monte Tauro oppure sparsa lungo tutta la fascia costiera da Capo Santa Croce fino a Capo Campolato, alcuni in accampamenti fatiscenti nelle campagne, altri nelle tante grotte disseminate lungo il territorio.

Gli sfollati più fortunati avevano trovato ospitalità presso propri parenti o amici nei paesi limitrofi, Melilli, Carlentini e Lentini. Questo a causa delle frequenti incursioni aeree che, nei giorni precedenti l’invasione, erano aumentate di intensità. Inoltre, con l’entrata nel porto e in città delle forze di occupazione, non fu più consentito ai civili di accedere al centro abitato, tranne che per una sola ora diurna nei giorni tra il 17 ed il 27 agosto, allo scopo di poter accertare le condizioni della propria abitazione, previa accurata selezione e rilascio di relativi lasciapassare. Lasciate in fretta e furia le proprie case, con il passare dei giorni aumentava la necessità di procurarsi indumenti, coperte e soprattutto viveri. Il permesso consentiva di allentare la stretta sulla popolazione, impedire pericolose incursioni notturne degli augustani disperati, sempre in cerca di recuperare dalla propria casa quanto di più necessario alla propria sopravvivenza ed a quella dei loro cari, a rischio della propria vita. In zona “Fontana”, nelle vicinanze del cimitero, gli inglesi consentirono l’allestimento delle rivendite di generi alimentari, di frutta e verdura, e questo trasformò l’intera area in una sorta di mercato controllato e improvvisato. Questo fino alla fine del settembre del ’43, quando, previ controlli ed ulteriori accertamenti, fu consentito alla popolazione di rientrare in città, almeno per i più fortunati la cui casa era ancora in piedi o non era stata requisita per essere adibita ad alloggio o ad uffici dalle truppe di occupazione. Infatti, oltre ad alcune case nel centro storico, l’intero Viale Risorgimento fu utilizzato dagli alleati per tutto il periodo della loro permanenza in città. Pertanto, subito dopo la Piazza Risorgimento, un servizio permanente di guardia armata presidiava l’ingresso al Viale Risorgimento, dove era stato posizionata una barriera formata da un tronco d’albero (detto “Boom”), girevole in caso di ingresso e/o uscita di mezzi militari dall’area, impedendone il transito non autorizzato. Continuavano però gli attacchi aerei, e questo non metteva certo gli augustani al riparo dai pericoli. Gli inglesi, per difendersi dalle incursioni aeree tedesche, si prodigarono nell’approntare sistemi difensivi con mitragliatrici-antiaeree, posizionate da nord a sud della Via Xifonia, nel piazzale di fronte alla Chiesa della Madonna delle Grazie, e negli spazi lungo i viali dei Giardini Pubblici, la cui vegetazione, con grande sconcerto della popolazione, venne rasa al suolo per permettere una migliore visibilità alla contraerea inglese. Con il passare dei giorni, ed il ristabilirsi di una certa tregua bellica, si cercò di rendere di nuovo vivibile la città, riattivando la rete idrica, rimuovendo i resti dei fabbricati distrutti, grazie all’utilizzo della manodopera locale, ormai disoccupata. L’amministrazione della città venne affidata ad esponenti dei partiti di opposizione al passato regime, mentre gli elementi più compromessi messi al bando o inviati ai campi di concentramento. Ovviamente, i designati amministravano sotto lo stretto controllo del AMGOT (Allied Military Government Occupied Territory), il Governo militare alleato dei territori occupati, a sua volta controllato da un “Town Major” (sindaco inglese) che curava e soprintendeva i rapporti tra i civili ed il presidio militare. AMGOT e Town Major presero sede in via Giovanni Lavaggi, nella palazzina della società ex Shell; successivamente AMGOT si traferì presso il Palazzo Comunale, mentre il Town Major pose la sua sede prima in via Garibaldi, in un’ala di Palazzo Lavaggi e, successivamente, nella palazzina dell’ex Cinema e Albergo Franco, prospiciente Piazza Duomo. Da non sottovalutare, in ultima analisi, gli aspetti derivanti dalla forzata coesistenza tra i cittadini augustani e i militari alleati, di ogni razza e colore. Spesso questi ultimi si rendevano protagonisti di scorribande notturne e, armati e ubriachi, molestavano le persone, importunavano le donne, cercavano di penetrare nelle abitazioni con la forza; se non veniva loro aperto si potevano verificare le più assurde nefandezze. Non sempre l’intervento della ronda militare inglese MP (Military Police) riusciva a ristabilire la tranquillità e porsi a difesa della popolazione inerme, anzi, spesse volte non interveniva nemmeno. Inoltre, si verificavano episodi di razzia e sciacallaggio delle abitazioni, dove ai furti si aggiungevano distruzioni non motivate. I cittadini vivevano continui drammi quotidiani. Una città distrutta, una popolazione che ha perso tutto quello che aveva, fame e dolore regnavano sovrani. La guerra porta solo tragedie e sofferenze, la nostra città ne ha tastato in prima persona gli effetti, i nostri Padri e Nonni ne sono i testimoni. Per questo occorre sempre ricordare e non dimenticare la storia, perché attraverso il suo insegnamento si possa sempre evitare il ripetersi di tali sciagure.
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Cfr: Pubblicazione “Augusta durante l’occupazione anglo – americana” di Salvatore Romeo - Editore Leonardi / Ed. 1985.
Foto: Acquisite da Internet.

A cura di Massimo Bendia | Tutti i diritti sono riservati |