Dirigibile: Come è fatto e come funziona.

Inserto

Inserto Pubblicato da Francesco Carriglio il 23 Giugno 2023



Il Dirigibile è un aerostato capace di muoversi nell’atmosfera e di essere pilotato. Pertanto esso è un aeromobile.


I dirigibili sono stati realizzati in varie dimensioni; quelli più grandi sono chiamati anche aeronavi. Le componenti che consentono al Dirigibile di sostenersi e di muoversi sono costituite dall’aerostato con forma e resistenza aerodinamica, dalle superfici di stabilizzazione e di governo applicate nella poppa, dai motori alloggiati in gondole appese all’aerostato, dalla navicella anch’essa appesa o applicata al ventre dell’aerostato verso prua. La spinta ascensionale viene ottenuta dall’impiego di gas più leggeri dell’aria contenuti nell’involucro ma non solamente. Infatti, spinte ascensionali significative vengono ottenute anche mediante l’avanzamento del dirigibile con una certa incidenza nell’aria, sfruttando così il fenomeno della “portanza” la cui entità dipende anche dalla forma dell’involucro. I gas usati per ottenere tali effetti (a parte l’aria calda di cui si dirà in appresso) sono sostanzialmente due: l’idrogeno e l’elio. L’idrogeno genera forze ascensionali più elevate (6% più dell’elio), è meno costoso e di facile reperibilità anche se di contro, come è noto, è esplosivo. Per tale ultimo motivo di recente si è preferito l’impiego dell’elio compensando la perdita di spinta ascensionale rispetto all’idrogeno con lo sfruttamento della portanza aerodinamica di cui si è sopra accennato. I dirigibili si distinguono in tre tipologie fondamentali:
Dirigibile floscio o Blimp: È il tipo più semplice ed anche il più antico e tuttavia ancora oggi usato per compiti di sorveglianza. In tale tipo la forma dell’aerostato è assicurata mediante una leggera sovrappressione del gas rispetto all’ambiente esterno.
Dirigibile semirigido: Per le aeronavi di grandi dimensioni (10.000 – 30.000 mc) si è adottata una struttura semirigida costituita da una travatura longitudinale interna cui vengono applicati i diversi carichi. L’involucro contiene il gas ascensionale in leggera sovrappressione, e al suo interno vi è una o più camere d’aria. Appartengono a questo tipo i dirigibili italiani e la tecnica relativa sviluppata dagli Italiani G. Crocco, Forlanini, Nobile, Verduzio.
Dirigibile rigido: Per le aeronavi di grandissime dimensioni (200.000 mc.) la tecnica costruttiva, sviluppata soprattutto in Germania, consiste nella creazione all’interno dell’aerostato di una struttura reticolare rigida in leghe leggere. I carichi vengono applicati all’aerostato a mezzo di sospensioni, consistenti in funi (per i dirigibili flosci), che avvolgono l’involucro mentre per i semirigidi i carichi sono applicati alla travatura dell’aerostato, ed infine per i rigidi essi vengono applicati alla struttura rigida. Nei dirigibili storici molti modelli erano muniti di un sistema di alette che avevano lo scopo di produrre portanza. Nei modelli più recenti tali alette sono scomparse e le uniche superfici che producono portanza sono dovute alla forma dello involucro e agli impennaggi, questi ultimi costituiti da superfici alari poste nelle vicinanze del cuspide posteriore (a poppa), ed hanno a seconda delle varie realizzazioni, forma cruciforme, a X o a Y diritto o rovesciato.

L’Italia in tale ambito è stata degnamente rappresentata dal pilota Pietro Contegiacomo che ha ottenuto la medaglia di bronzo con un terzo posto nei campionati mondiali svoltisi a Dole in Francia dal 13 al 18 luglio 2010. Precedentemente lo stesso Contegiacomo si era classificato al quinto posto nei mondiali di Sanpietroburgo nel 2008.
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Dirigibile ad aria calda di Contegiacomo in volo nei cielo di Augusta negli anni 2001 e nel 2011 nel parco dell’Hangar di Augusta. (Foto di copertina di G. D’Anna)


A cura di Raffaele Migneco | Tutti i diritti sono riservati |