Chiese scomparse ad Augusta

Augusta - Sicilia

Chiese scomparse nel centro storico - Pubblicato Gennaio 2003

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La caratteristica che accomunava tutte le chiese di Augusta scomparse e quelle ancora esistenti ad eccezione della Chiesa Madre, era la data della loro costruzione in quanto edificate nel centro storico nel periodo antecedente il sisma del 1693. Anche le loro strutture architettoniche risultavano molto simili tra loro, ed accomunate inoltre dalla mancanza di opere d’arte o di qualsiasi altra preziosità stilistica tale da essere citata, a testimonianza di un periodo certo non particolarmente fiorente per la città. Le chiese scomparse o soppresse, elencate in ordine di tempo, ad oggi sono dieci:
Chiesa S. Antonio Abate - Chiesa S. Pietro Martire - Chiesa S. Lorenzo - Chiesa S. Caterina - Chiesa S. Biagio - Chiesa S. Aloe - Chiesa della Madonna degli Angeli [detta dei Cappuccini] - Chiesa Madonna dell’Idria - Chiesa di Gesù e Maria - Chiesa di S. Andrea (Ricostruita)

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§ Di una parte di queste chiese non vi sono né documenti né disegni validi per dare una certezza sia sulla loro costruzione sia sulle attività di culto ivi svoltesi. Ciò che si sa è affidato alla memoria storica dei cittadini più anziani che hanno tramandato il loro sapere ed i loro ricordi alle generazioni che si sono succedute.
Le chiese scomparse sono state distrutte sia dal sisma dal 1693 e in ultimo dal bombardamento aereo da parte degli anglo-americani  del secondo conflitto mondiale, 1943.


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Note: LE CHIESE SCOMPARSE

Chiesa di S. Antonio Abate

Fu la prima chiesa ad essere ricostruita dopo il sisma del 1693. Iconograficamente di forma rettangolare, presentava una sola singola navata. Le sue dimensioni erano estremamente ridotte, misurava infatti solo cinque metri di larghezza e appena dieci metri di lunghezza, ed era ubicata all’angolo dell’attuale via Colombo - via Principe Umberto al civico 1. La chiesa fu demolita nei primi anni del ‘900, ed al suo posto fu costruito un piccolo edificio a due piani. In ricordo della chiesa, al piano terra, fu ubicata una icona votiva contenente la statua del santo. A causa dei bombardamenti subiti nel corso della seconda guerra mondiale l’edificio venne distrutto, per poi essere ricostruito ma senza l’icona votiva.

Chiesa di S. Pietro Martire

In una città che ha come santo patrono S. Domenico, non poteva certo mancare una chiesa dedicata al primo martire domenicano. La chiesa era stata edificata a sud della via che ancora oggi porta il nome del santo martire con il prospetto rivolto alla attuale via Garibaldi. Chiusa al culto, fu adibita per un lungo periodo come aula di udienza pubblica per i processi al cospetto dei giudici conciliatori. Non si hanno né le misure iconografiche né la data certa della sua demolizione.

Chiesa di S. Lorenzo

La chiesa si estendeva longitudinalmente su un lato della attuale via Megara, posta tra il civico 19 e un ronco, che ancora oggi porta il nome del santo, che si affaccia al civico 23 della stessa via. La chiesa era sede della confraternita dei “facchini” (volgarmente detti “vastasi”). In seguito, sconsacrata, passò a proprietà privata e demolita; al suo posto fu costruito un edificio a tre piani. Il nuovo proprietario, nel prospetto, fece inserire una icona votiva contenente una statua del santo e apporre una lapide in ricordo della chiesa ivi esistente dal 1724 al 1940.

Chiesa di S. Caterina

La chiesa fu edificata all’angolo della attuale via P. Umberto e la via Roma, isolato nord-ovest, con il prospetto rivolto alla via P. Umberto. Attigua alla chiesa vi era il Monastero di Clausura delle Benedettine, che si estendeva per tutto l’isolato confinando con il Vicolo Matrice e con la piazza duomo. La chiesa e il convento furono costruiti dopo il terremoto del 1693 in sostituzione di un altro complesso chiesa-convento realizzato nel ‘500 in un’area attigua al Castello Svevo, oggi giardini pubblici. La chiesa e il convento terminarono la loro funzione di culto nel 1905. Un anno più tardi la chiesa e il convento furono demoliti. Il comune lottizzò l’area che cedette a privati cittadini, i quali si assunsero l’onere del pagamento del canone. La realizzazione dell’attuale complesso sull’isolato fu ultimata nel 1911. Nel 1932 finì una lunga controversia giudiziaria tra il Comune e lo Stato che rivendicava i diritti sulla locazione del complesso. La sentenza, a favore dello Stato, diede obbligo al Comune di pagare la capitalizzazione dei canoni indebitamente attribuitisi.

Chiesa S. Biagio

La chiesa era stata edificata con il prospetto rivolto a sud nella attuale via Roma, tra i crocevia della via Megara e via Epicarmo. Attiguo alla chiesa vi era il convento che si estendeva fino alla via Megara. La chiesa e il convento erano di piccole dimensioni e di modesta costruzione. All’interno di questo piccolo complesso vi era un orticello per il fabbisogno della cucina conventuale. Il convento sorgeva in un luogo senza ampi spazi, mentre il caotico e risuonante frastuono causato dalla vita cittadina impediva il rispettoso silenzio necessario alla meditazione e la preghiera. Con la Regia Legge sulla soppressione dei beni ecclesiastici, la chiesa e il convento vennero requisiti dallo Stato. Chiusa la chiesa, la devozione a S. Biagio non venne però meno da parte dei fedeli che per continuare a venerare il santo trasferirono il simulacro nella Chiesa del Carmine. Successivamente il convento fu sede delle Scuole Elementari. Nel 1932 l’edificio ospitò la prima istituzione della Regia Scuola Ginnasio. Ristrutturato il complesso negli anni ottanta è oggi adibito per i convegni ed utilizzato come sala consigliare.

Chiesa Madonna dell’Odigitria

La prima chiesa detta dell'Idria sorse nella piana del castello, nel 1678 durante il combattimento per il dominio francesce fu distrutta e ricostruita poi nell’attuale via Epicarmo. La chiesa come buona parte della città fu distrutta dal sisma del 1693 e in seguito ricostruita. Il prospetto aveva un’ampiezza di circa sette metri, la struttura rivolgeva il suo lato destro nella attuale via Roma. Di questa chiesa si hanno più notizie e, grazie a qualche cittadino, anche alcune immagini fotografiche. Nel frontale della chiesa spiccava il portale che era fiancheggiato da due grosse colonne. Al suo interno insisteva una volta molto semplice, ma risultava aggraziato grazie alla presenza di un grande quadro raffigurante la Madonna con Gesù Bambino. La chiesa era anche sede della "Confraternita dei massari” (braccianti di campagna e giardinieri). Il tempio fu venduto e demolito nel 1958 il ricavato della vendita fu destinato dalla Curia di Siracusa per la costruzione della nuova chiesa del S. Cuore di Gesù. Nella area dove era sita la chiesa è stata costruita una palazzina a più piani. Da alcuni storici si prospetta che all'inizio nella chiesa si officiava il culto di rito greco nel sec. XIV.

Chiesa S. Aloe

Nello stesso isolato della Chiesa della Madonna dell’Idria, all’incrocio il nome omonimo di S. Eligio, protettore degli orefici e dei maniscalchi, che onoravano con solennità il santo in questa piccola chiesa. La chiesa all’interno era strutturata in una sola navata con piccoli altari ambo i lati, una cantoria con un modesto organo e sull’altare maggiore una tela raffigurante il santo. Chiusa al culto, fu venduta e il ricavato fu utilizzato per la costruzione della canonica della Chiesa Madre.

Chiesa della Madonna degli Angeli (dei Cappuccini)

La Chiesa, dedicata alla Madonna degli Angeli e annessa al convento francescano erano ubicati all’angolo della attuale via P. Umberto con la via G. La Ferla, dove oggi sorge l’edifico della scuole elementari. Lo storico Salomone scrive che la chiesa e il convento erano stati costruiti sulle macerie di due precedenti chiesette dedicate una a S. Martino e l’altra a S. Giuliano, e datate 1606. La Chiesa dei Frati Minori Cappuccini aveva un aspetto imponente per l’ampiezza e per la particolarità delle sue strutture, ed era sollevata rispetto al piano stradale perché al disotto della pavimentazione vi era la cripta che ospitava i frati per il loro riposo eterno. Al suo interno vi erano delle tele di prestigio, oltre all’altare maggiore di legno intagliato, bello nello stile e rifinito nella manifattura, unico blocco con il centrale tabernacolo ligneo scolpito attribuito al siracusano Domenico Minniti [L’altare è oggi conservato nella sacrestia della Chiesa del Madonna del Soccorso dei Frati Cappuccini di Augusta]. Nella chiesa si praticava anche il culto della Madonna dei Poveri, una solennità molto sentita dall’intera popolazione ma in modo particolare per i meno abbienti, celebrata ogni anno nel periodo estivo. Nel convento, oltre a partecipare alla fiorente attività di culto, si poteva consultare la ricca biblioteca di volumi storici del ‘600 e del ‘700, tra cui spiccavano alcuni preziosi manoscritti borbonici. La chiesa e il convento furono demoliti nel 1932 per dare spazio ad una nuova costruzione: un moderno edificio scolastico. La costruzione iniziò nel 1938 ma per motivi bellici la struttura fu ultimata solo nel 1955.

Chiesa di Gesù e Maria

La Chiesa, costruita nel 1287, inizialmente dedicata a San Nicolò dei Francesi, era allocata all’angolo del crocevia tra la via Garibaldi e la via Megara ed era all'epoca una delle più grandi chiese della città; il suo interno era formato da una sola navata e si differenziava dalle altre chiese perché aveva l’altare maggiore distaccato dalla alzata frontale. Si racconta che nel 1288 il re Giacomo II d'Aragona vi abbia alloggiato in seguito all'assedio al Castello Svevo, occupato dai francesi. La Chiesa in seguito, dedicata a Gesù e Maria, sede anche della congregazione di “S. Croce della Città di Augusta”, fondata nel 1788 e detta anche “Gesù e Maria delle Tombe”, distrutta dai bombardamenti del 13 maggio 1943, non si può dire che sia del tutto scomparsa perché le sue rovine sono tutt’oggi esistenti. Nel 1992 fu collocato nel comprensorio dei ruderi della chiesa un prefabbricato donato dalla Marina Militare dove si svolgeva la Santa Messa nel periodo in cui le chiese di Augusta erano quasi tutte inagibili, a causa del terremoto del 1990.

Chiesa di S. Andrea

La chiesa, costruita nel 1675, fu distrutta dal gravoso bombardamento del 13 maggio 1943, e quindi successivamente ricostruita nel 1963. Fu riaperta al culto nel 1977 ed è oggi anche sede della "Confraternita dei pescatori", fondata con statuto nel 1832. Della vecchia chiesa gli anziani ricordano il campanile dalle quattro colonne tortili in pietra, particolare alquanto insolito nel suo genere. Di questa antica chiesa esistono ancora oggi alcune immagini fotografiche.