Conferenza "Territorio, salute e ambiente".

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Articolo pubblicato dal nostro lettore 24 Aprile 2009

Giorno 22 aprile 2009 presso la Stanza della Legalità messa a disposizione dal Dirigente di P.S. Dott. Pasquale Alongi, per conto dell’Università Popolare di Augusta, lo scrivente ha tenuto una interessante conferenza sul tema “Territorio, salute e ambiente” . Nella prima parte della relazione, supportato da immagini di Augusta antica, come relatore ho illustrato il percorso che ha visto Augusta passare da piccolo paese ad economia prevalentemente fondata sulla pesca, l’agricoltura e la produzione di sale, ad un centro cittadino totalmente cementificato e con una caotica viabilità urbana che ha contribuito ad implementare il già riconosciuto inquinamento prodotto dai vari insediamenti produttivi. Tutto è iniziato nel 1949 con l’insediamento nel territorio augustano della RASIOM prima, e poi, a seguire, delle altre raffinerie di petrolio e delle varie industrie del settore della Chimica. Nel 1986 a seguito di accertati aumentati casi di tumori e patologie varie, lo Stato iniziava il percorso giuridico che si concludeva successivamente con l’ individuazione del territorio di Augusta come una area ad alto rischio di crisi ambientale. Dal 1970 diverse nazioni di tutto il mondo avevano lanciato un allarme e con l’Earth Day, fissato appunto ogni 22 aprile, avevano sollecitato i vari popoli ad attenzionare il grave problema ambientalistico che la società, cosiddetta dei consumi, aveva prodotto con l’aumento dei rifiuti, l’eccessivo consumo di energia derivante da combustibili a base di carbonio, l’aumento di emissione di CO2 e di tante altre sostanze nocive derivanti dai vari insediamenti industriali, dal traffico auto veicolare, dai vari sistemi di riscaldamento etc,; sollecitavano inoltre l’uso di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili in modo da incentivare uno sviluppo sostenibile che non alterasse l’ecosistema e quindi potesse conservare indispensabili risorse per la vita delle future generazioni. Nei decenni a seguire i vari summit delle nazioni, riconosciute come civili ed industrializzate, hanno definito degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, di ricorso a fonti energetiche alternative, di tutela dell’ambiente inquinandolo di meno e di forme di incentivazione di produttività compatibili con tali finalità. Negli ultimi decenni in effetti sono emerse pesanti problematiche, quali l’effetto serra, il buco dell’ozono, il surriscaldamento terrestre e il consequenziale scioglimento dei ghiacciai, le variazioni climatiche con accentuazioni sia degli episodi di alluvioni che di siccità e non ultimo la drastica e drammatica riduzione della Biodiversità. Ho fatto distribuire ai presenti un prospetto in cui ho sintetizzato i vari punti della relazione, in particolare ho evidenziato tutti i probabili fattori che possono incidere sullo stato di salute, descrivendo i vari studi fatti per cercarne di accertare la correlazione causa effetto ed in particolare mi sono soffermato sulla copiosa normativa che è stata emanata, nel corso di più di un ventennio sulla carta, ma che, solo in minima parte è stata realmente applicata. Tutto ciò appare inspiegabile alla luce della normativa che disponeva l’informazione obbligatoria al pubblico per esempio sullo stato di superamento di valori soglia o di allarme di determinati inquinanti in modo da coinvolgere e quindi responsabilizzare direttamente la popolazione nel processo di salvaguardia della propria salute. Non ultimo l’Agenda 21 avrebbe dovuto comportare il coinvolgimento attivo della popolazione che, sotto la guida forte delle autorità locali, avrebbe dovuto definire e attuare un piano strategico per affrontare le problematiche prioritarie di sviluppo sostenibile, rispondendo realmente alle varie esigenze e necessità di salute dei vari settori della popolazione. Da relatore ho riferito quindi che sono in via di pubblicazione i dati aggiornati sulla mortalità e morbosità che, ahimé al solito, vedono Augusta primeggiare nelle classifiche sia regionali che nazionali e che giustamente la definiscono sulla carta area ad alto rischio di crisi ambientale e tutto, ancora una volta, probabilmente si concretizzerà solo in sterili definizioni e produzione di ulteriori carte e norme. E’ seguita una ulteriore proiezione di slades con le immagini dei vari insediamenti industriali, ma anche di altre situazioni che giornalmente si creano in ambienti domestici, lavorativi o pubblici che rappresentano comunque importanti fattori di rischio per la salute. Sono stati esperiti, ho tenuto ad evidenziare, i dovuti studi su tutti i probabili fattori per accertare la eventuale correlazione causa effetto sull’incidenza dei tumori e delle varie patologie, al fine anche di circoscrivere il ruolo delle distorsioni e del confondimento e di garantire il livello di precisione delle stime dei vari e molteplici parametri di interesse richiesti? E’ sufficiente l’attività brillantemente fino ad oggi condotta dal Registro Tumori di Siracusa, o probabilmente occorre affiancarlo ad ulteriori centri periferici di ricerca e studio che presuppongano la collaborazione di più figure specialistiche e professionali, nonché l’interfacciamento di istituzioni ed organizzazioni indipendenti operanti nel territorio, riconosciute anche come fonti attendibili di dati? Alla relazione ha fatto seguito un acceso dibattito che ha registrato interventi di qualificati professionisti che hanno confermato le perplessità del relatore in merito alla qualità e alla completezza degli studi messi fin ora in campo dalle istituzioni e soprattutto alla mancata applicazione di direttive e norme che già da parecchi decenni dovevano essere riscontrate al fine di tutelare la salute della popolazione. Nel concludere ho parlato sulla salvaguardia dell’Ospedale di Augusta, considerato che insiste sempre nello stesso territorio ad alto rischio di crisi ambientale, la normativa prevederebbe l’applicazione di una serie di misure che lo vedrebbe individuato anche come Centro di Ricerca a Carattere Scientifico nonché di allocazione di Unità Operative Complesse di Eccellenza in campo Oncologico. Ma la storia insegna che il Sud può comunque benissimo andare avanti percorrendo le stesse secolari logiche dell’ isolamento, del riconoscimento di altre forme di Stato e di Governo, che tutto sommato hanno sempre funzionato. In un clima di apatia, di scetticismo, di diffidenza e contrarietà ai cambiamenti, caratterizzato dalle lunghe stagioni afose, da saluti reverenziali e vecchi titoli che contribuiscono a privilegiare gli interessi di pochi eletti, si continua a convivere con tutta una serie di veleni prodotti dall’industria petrolchimica, dal nuovo modello di agricoltura che vede il ricorso routinario ai pesticidi, dall’irrazionale e incontrollato traffico urbano, e… si continua ad ammalarsi e morire. Gaetano Gulino

Articolo sulla conferenza “Territorio, salute e ambiente” Augusta 22. 04. 09