L’Africa?... E’ qui.

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Comunicato del nostro inserzionista del 17 giugno 2014

A te piacerebbe andare in Africa? – mi ha chiesto Lamin. “Si certo, ho un’amica nella Repubblica del Congo, la dottoressa Castellani e ho sempre pensato che un giorno potrei andare a trovarla. Però adesso, non è più necessario che io vada in Africa, perché l’ Africa è venuta da me “.Lamin si è fatto una risata, ed è difficile vedere ridere o appena sorridere, tutti i giovani africani che giungono in terra di Sicilia con i barconi fatiscenti che partono dalle coste del nord Africa. Qui ad Augusta, ormai giungono a migliaia, sono tutti minorenni non accompagnati.
C’è una grande differenza fra le varie etnie e a volte ci sono anche contrasti fra di loro, parlano lingue diverse e comunicano fra di loro e con noi, in inglese tranne coloro che arrivano dal Senegal o dal Mali che parlano francese. Augusta si è trovata totalmente spreparata all’accoglienza di questo fiume in piena di giovani stranieri, poiché la città in questo momento non ha il sindaco né la giunta comunale essendo commissariata. Questo ha reso praticamente assente ogni tipo di organizzazione, cosi l’accoglienza e l’assistenza di questi giovani è a carico del volontariato, soprattutto proveniente dalle parrocchie, ma anche da parte dei privati. Un corposo numero di giovani africani è anche nel nostro quartiere Paradiso, infatti, molti giovani africani sono ospitati in un edificio che prima era adibito a scuola. Naturalmente, chi pensa ed agisce per il bene di ogni fratello che è in difficoltà, non può  stare inattivo. Infatti, facendo volontariato insieme ad altri amici presso un centro di prima accoglienza a Priolo, abbiamo cominciato ad entrare nel vivo della triste realtà di questi ragazzi. Coloro che provengono dai paesi della fascia equatoriale, sono anche quelli che hanno subito le maggiori sofferenze per giungere in Italia. Il loro viaggio, dalla partenza all’arrivo, dura da uno a due anni e lungo la via vedono morire molti dei loro compagni, che nella traversata del deserto non ce la fanno a causa degli stenti. Quando giungono in Libia, tutti, di ogni età, vengono incarcerati, vengono privati dei documenti, che non riavranno più e nelle carceri subiscono ogni tipo di violenze e soprusi. Quando escono dalla prigione, vengono sfruttati dai libici che li fanno lavorare duramente per pochi denari, nella costruzione delle loro  ville.
Ogni soldo viene tenuto da parte per pagare il viaggio, ma quando finalmente hanno raggiunto la cifra e pagano per partire, un’altra beffa: la barca ha un buco, non si può partire. E i soldi? Guai a chiederli. Una coltellata  o una fucilata è la risposta! Allora si ricomincia di nuovo a lavorare, con grande fatica, per raggiungere una nuova cifra, ancora più alta, per poter partire. E poi, il viaggio in mare sul barcone stracarico di persone, le quali non sanno nuotare e che rischiano la propria vita doppiamente.
Tutto questo Karamo, che io ho in affido, lo ha raccontato un po’ per volta, man mano che prendeva confidenza e cominciava ad acquistare la serenità che ogni adolescente dovrebbe avere. Ora lui sa di avere una famiglia che lo ha accolto con amore, ha una casa sicura dalla quale nessuno lo manderà via, dove ha trovato genitori, fratelli, nonni e tanti amici che lo amano. Karamo infatti, sta andando a scuola e forse riuscirà anche ad affrontare gli esami per la licenza di scuola media. Lo scoglio è la lingua italiana….” Difficile!!!”- dice Karamo. Cosi, adesso abbiamo molte volte la casa piena di giovani africani come Lamin, Arafan, Momo, Ebrima, Abdulae e tanti altri nomi molto complicati per noi. Karamo fa da interprete e per lui è anche importante poter parlare la sua lingua con altri, perché ha il timore di dimenticare il Mandinga, l’ho rassicurato che non potrà mai scordare la sua lingua. I ragazzi vengono a casa nostra e si sentono accolti, prepariamo i cibi che loro possono mangiare, secondo le loro usanze musulmane, e per un po’ riescono anche a sorridere. Qualcuno vuole chiamare in Africa per rassicurare la famiglia e ci vogliono le schede internazionali, non possiamo comprarle a tutti, ma facciamo il possibile per aiutarli.
Comunque è sempre molto poco per l’enormità dei loro bisogni che vanno oltre il vestiario e il cibo. Qualche giorno fa Abdullae mi ha detto che Karamo è molto fortunato ad avere trovato una famiglia e che anche lui ne vorrebbe una, gli ho risposto che io spero che tutti loro trovino una famiglia. Purtroppo incontriamo molte difficoltà con la burocrazia. Ma nonostante tutto, qui ad Augusta ci sono già quindici giovani collocati presso altrettante famiglie e altri quattro presso la parrocchia di S. Lucia, grazie all’accoglienza del parroco che ha messo in pratica le parole di papa Francesco, quando ha invitato ogni chiesa ad aprire le porte dei locale disponibili, per tutti coloro che non hanno una casa. Ci sono tanti ragazzi che meritano una famiglia che li possa accogliere, chi ha già qualcuno di questi ragazzi in casa, mi ha detto ciò che io ripeto da mesi : questi adolescenti non sono come i nostri figli adolescenti, per l’educazione che hanno ricevuto, che potrei paragonare a quella che io stessa ho ricevuto da piccola, hanno un grande rispetto per gli adulti, siano genitori, insegnanti e soprattutto gli anziani.
Purtroppo, non si riesce ad avere un minimo di apertura mentale per lasciarli entrare a casa, ignorando quanto loro possono arricchire noi con la loro umiltà, semplicità, essenzialità. Anche se tutti parliamo di crisi e ci sentiamo soffocati da spese che non riusciamo più ad affrontare, mai riusciremo a paragonarci alla loro capacità di sapere gestire il valore del denaro, perché noi siamo imbevuti dalla strana malattia dello spendere, anche quando non è strettamente necessario. Invece per loro l’essenziale è il poco cibo che mangiano, un paio di scarpe, se qualcuno gliele compra ( e questo vale sia nel loro paese che qui )e qualche vestito. Sconoscono marche e firme e quando gli diciamo che qui da noi, ci sono magliette che possono costare anche 50 o 100 euro, restano sconvolti, perché il controvalore con la loro moneta è : 100 € = 5500 dalasi con i quali da loro si compra un’auto. Il progetto d’amore di Raoul Follerau, ci ha insegnato ad aprire il nostro cuore ad ogni tipo di accoglienza, e questo ci da oggi la possibilità di far felice qualcuno per poter essere felici noi di riflesso. Ad una persona che mi ha detto : “ Ma chi ve lo fa fare a stare dietro a tutti questi ragazzi? “ . Ho risposto: “ Un giorno Qualcuno ci chiederà conto del bene che avremmo potuto fare e che non abbiamo fatto”. Cosa risponderemo a questa domanda?



A cura di Nella Ternullo.