La gloria di San Francesco il poverello d'Assisi

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Articolo pubblicato dal nostro lettore il 2 ottobre 2012

La gloria d’un santo, che non tramonta Il calendario segnava 3 Ottobre - 1226.

Ha già espletato il compito assegnatogli dalla Provvidenza. Ha percorso il suo cammino ed è prossimo all’ora della sua dipartita dal nostro mondo. Quel giorno si presagiva un placido tramonto d’autunno Era il terzo giorno di Ottobre. Il sole volgeva al suo tramonto. Pallido, lento si nasconde dietro i monti umbri. Il giorno si spegne e si inabissa nel vortice del passato. S’immerge nella notte d’un tempo irreversibile. In quel tramonto d’autunno, sul piano umano, ma con risultato intramontabile, avviene un episodio analogo, che si verifica in Assisi. Si spegne una vita.. Emerge l’immagine d’un santo, che non avrà tramonto. Lui Francesco, ha scelto il Cristo Crocifisso come guida, come l’unico padre in questo mondo, e per questo la sua santità sfida corrosione del tempo Nella vita d’ogni uomo non conta solo la data anagrafica, o altre date commemorative. Non conta il possedere, l’agiatezza, il dominio, ma conta soprattutto lo stile di vita, che si conduce. La sua condotta di vita è strettamente legata agli insegnamenti del Vangelo. Francesco è un esempio luminoso di virtù in seno alla società e alla Chiesa. Insegna il saper vivere cristianamente. Insegna la fortezza e la rassegnazione nel sopportare il dolore. Il cambio di vita tra la giovinezza e la maturità, con la sua conversione è stato il più bel regalo donato alla Chiesa. L’istituzione dei tre ordini francescani sono il fiore all’occhiello di Francesco. Intanto si raggruppano attorno a lui molti frati per seguire le sue orme. A loro impone l’osservanza rigorosa del vangelo, senza alcuna possibilità di interpretazioni arbitrarie e individuali. Il Vangelo alla lettera, alla lettera ripete continuamente. La sua vita interiore di penitente, l’amore alla povertà, l’attaccamento ai valori dello spirito, l’accettazione del dolore gli meritano il privilegio delle stimmate da parte del Cristo crocifisso. Francesco per questo privilegio è stimato l’immagine del Cristo redivivo . Francesco, lo stimmatizzato è già al termine della sua corsa terrena. Stanco, esausto, cecuziente, oppresso dal dolore, sente prossimo il suo trapasso all’eternità. Ha consumato i suoi giorni terreni e, in braccio a sorella morte, si accinge a far ritorno alla Casa del Padre. Francesco, a buon diritto, può esclamare con San Paolo: “Ho consumato i miei giorni. Ho conservato la mia fede. Ora mi accingo a ricevere la corona della gloria” Disteso sulla nuda terra nella chiesetta della Porziuncola, circondato dai Frati, che versano in lacrime, Francesco dà gli ultimi consigli, come un buon padre ai figli. Poi compie l’ultimo atto della sua vita terrena e rende l’anima a Dio oltrepassando il diaframma della morte, al di là del quale incontra il suo Cristo per vivere con Lui la gloria dell’eternità. A noi ha lasciato un luminoso esempio di santità. Ci sproni la sua vita all’imitazione. A noi compete la decisione ! Francesco, ti preghiamo: aiutaci nel difficile cammino di questo nostro mondo, perché un giorno possiamo incontrarti nel regno della beatitudine, per cantare insieme il tuo cantico di lode all’Altissimo: “Laudato sii mio Signore, per tutte le creature” …e con questo canto Francesco resta in attesa del nostro arrivo. Non smarriamo la meta!

A cura di Padre Amedeo Giuseppe Iaìa.