AEREO DELLA LUFTWAFFE JU.88 PRECIPITATO A P. IZZO - AUGUSTA

Inserto

Inserto pubblicato da Francesco Carriglio nell'Ottobre 2014.

Durante lo sbarco alleato in Sicilia nel luglio 1943, i velivoli della Luftwaffe e della Regia Aeronautica Militare effettuarono numerose missioni di attacco alle unità navali di supporto alle operazioni di invasione e sulla linea del fronte operando da piste pugliesi e calabresi.

Questa attività di contrasto aereo, percentualmente effettuata con maggiore numero di missioni e di aerei impiegati da parte dei tedeschi, si protrasse anche nelle prime settimane del successivo mese di agosto, interessando le unità mercantili alleate che utilizzavano già i porti di Siracusa e di Augusta per lo sbarco di uomini e materiali a ridosso del fronte. Al contempo la Luftwaffe operava pure nel settore Mediterraneo con velivoli destinati alla caccia, diurna e notturna. Numerosi furono pertanto i velivoli tedeschi abbattuti e caduti nelle acque prospicienti questo tratto costiero della Sicilia orientale. In quel periodo un cacciabombardiere bimotore JU.88 tedesco precipitò su Augusta, capovolgendosi nell’impatto con la superficie delle acque del Golfo Xifonio, inabissandosi ad un centinaio di metri al largo di Punta Izzo su un fondale di circa 28 metri. A partire dagli anni novanta il relitto è stato oggetto di numerose ispezioni da parte di numerosi sub sportivi. Uno dei due motori del velivolo tipo Junker Jumo 211J a 12 cilindri a V rovesciata è stato recuperato per iniziativa dello storico Ing. Tullio Marcon con l’assistenza del Gruppo SDAI della Marina Militare di Augusta e preso in carico dal Museo della Piazzaforte del Comune di Augusta che lo ha esposto per diversi anni presso la sua sede al Castello Svevo. Attualmente è esposto al Museo dello Sbarco in Sicilia 1943 alle Ciminiere di Catania, dove è stato trasferito nel 2002 con altri cimeli terrestri e navali in comodato gratuito con restituzione a richiesta. Oltre a diversi parti della strumentazione e dotazione dell’abitacolo del velivolo agevolmente recuperati per evitarne l’ipotizzabile “saccheggio”, oggetto di particolare interesse è il cannone Ikaria (tipo Oerlikon) MG-FF cal. 20 mm posto sulla fusoliera del velivolo che, dopo il recupero, è stato restaurato a cura di alcuni Collaboratori del Museo della Piazzaforte. Il tipo di propulsore e l’armamento di lancio principale, restringono il campo di individuazione della versione del velivolo tra la più diffusa versione A-4 (bombardiere) e le sottoversioni A-14 e C-6 (caccia diurna), che utilizzano tutte questa motorizzazione ed armamento principale.
La versione base A-4 aveva una lunghezza di mt. 14 ed un’apertura alare di mt. 20; la velocità massima oscillava, a seconda della versione dei due propulsori, intorno ai Km/h 470; raggiungeva una tangenza di mt. 8200 ed un’autonomia di 1790 chilometri. L’armamento era composto da cinque mitragliatrici Mauser MG-81 cal. 7,92 (oltre uno o più cannoni MG-FF da 20 mm a seconda delle modifiche o versioni) e 3.000 Kg di bombe. L’equipaggio standard era composto da quattro uomini. I resti dell’aereo giacciono ancora nel fondale del mare antistante al Golfo Xifonio e sono tutelati dalle istituzioni competenti.

A cura dell'Avv. Antonello Forestiere (storico-militare). | Tutti i diritti sono riservati |