• Palco della Musica




    Il palco della musica, posizionato all’interno dei Giardini Pubblici O. Mario Corbino nell’ala est, fu costruito nel lontano Aprile 1891 ed è costituito da una elegante struttura metallica dotata di otto pilastri cilindrici che sorreggono un tetto vagamente conico che favoriva un’ottima acustica. Al suo interno, dove si accede per mezzo di alcuni scalini, la Banda Musicale della Città, già esistente in quegli anni, soprattutto nelle calde giornate estive, soleva deliziare la cittadinanza con l’esecuzione di brani musicali effettuati nei giorni di festa. Gli augustani potevano così, sorseggiando una bibita fresca o gustare una granita, godere di un momento di svago. Alle esibizioni si assisteva a volte utilizzando sedie portate direttamente dalle proprie abitazioni, perché non tutti erano in grado di poter noleggiare le sedie presso una struttura apposita o effettuare consumazioni seduti ai tavolini del chiosco presente nei pressi. Fino agli anni 60 circa costituiva una vera attrazione per i cittadini.
    Oggi il palco è bisognoso di un restauro capillare e accurato affinché questa bellezza storica della città non venga abbandonata al degrado del tempo.


  • Contro il malocchio
    (‘a  Jettatura)

    Nei secoli scorsi in alcuni prospetti dei palazzotti augustani di famiglie benestanti venivano applicate nelle architravi dei portoni o nei “cagnoli” (struttura portante del ballatoio dei balconi) delle maschere (dette "facciazze") apotropaiche di origine fenicia-punica mediterranea. Queste maschere potevano essere di terracotta o scolpite nella pietra bianca, arenaria o lavica, e raffiguravano in genere delle facce con l'espressione di smorfie o boccacce. Nella superstizione, queste decorazioni o ornamenti, avevano l’intento di tener lontano dalle proprie abitazioni tutto ciò che era del maligno, il malocchio e le fatture da parte di gente invidiosa della loro posizione economica-sociale. Recentemente, in una casa ristrutturata in Via Epicarmo, è stata collocata una di queste maschere passa il tempo, ma alcune di queste “tradizioni” restano ancora vive nel tessuto sociale.



  • Eclisse Solare

    Molte persone si sono incuriosite alla vista di una foto-cartolina fatta ad Augusta alla fine dell'800, nella quale si intravede un insieme di tende installate nell'antico terrazzamento, avanguardia per la difesa del Castello. Il 22 dicembre del 1870, in occasione della eclisse solare totale, della durata 1 minuto e 51 secondi, giunsero da tutto il mondo ad Augusta per osservare e studiare l’evento moltissimi studiosi di astronomia e scienziati. Queste tende furono utilizzate come alloggio personale e riparo per i propri strumenti di studio ed osservazione. In questa eccezionale circostanza fu costruita, a cura degli studiosi, la Meridiana (orologio solare) incastonata nel prospetto del Palazzo Municipale.


  • La Fontana

    Con il nome di "Fontana" si indica tutt’oggi la zona dove era collocato un abbeveratoio per bovini, equini e ovini. Dal 1925 al 1940 in quest’area, nei mesi di maggio e novembre, si effettuava la marchiatura dei bovini. Dalla fine della seconda guerra mondiale fino a gli anni '60, al termine dei festeggiamenti della festa del santo Patrono, nei pressi di questa zona si svolgeva la fiera artigianale di manufatti di paglia: cappelli, borse, scope, sedie ecc. Numerose fotografie testimoniano questo evento; inoltre era usanza per alcuni cittadini, privi di residenze estive o di campagne, trascorrere nella citata zona i giorni di festa e principalmente il Lunedì di Pasqua in allegra compagnia, usanza che si è protratta fino agli anni ’60. Allo scopo di non disperderne il ricordo, nella nuova Piazza America recentemente sorta all’ingresso della città, la fontana è stata riprodotta in dimensioni ridotte rispetto all’originale.

    Lunedì di Pasqua 1956




  • Il Vecchio Dazio

    Molti ricorderanno l’esistenza di un piccolo edificio attiguo alla Porta Spagnola, sul lato sinistro per chi accede in città, che ospitava l’Ufficio del Dazio. Il pagamento del dazio era l’imposta di Stato a cui venivano sottoposte le merci in entrata ed in uscita dalla città. All’inizio degli anni sessanta, con l’entrata in vigore della nuova Legge sull’imposta di produzione, il funzionamento di questo ufficio istituzionale cessò. L’edificio che lo ospitava fu trasformato in un deposito per il controllo sanitario del latte fresco, non confezionato, prima di essere distribuito alla cittadinanza. Con l’ampliamento dei ponti e la nuova sistemazione del tratto viabile, l’edificio è stato demolito.


  • Sedile 'O Cocciu

    Il Sedile, chiamato “ ‘O Cocciu”, così chiamato perché la sua costruzione avvenne in sostituzione di un albero di ginepro che nel nostro dialetto veniva chiamato 'o coccio, è posizionato sul lato Est dei Giardini Pubblici ed è uno dei simboli della Città. Fu costruito nel secolo scorso, la sua struttura è composta da blocchi intagliati di pietra arenaria e a sostegno della seduta blocchetti di tufo. E’ da sempre il posto “storico” di ritrovo per gli anziani che, ammirando la vista del prospiciente Golfo Xifonio, seduti all’aria aperta si raccontano le vicissitudini della vita passata e presente.


  • Palo di alaggio



    Il palo di alaggio si trova nella zona dei Cantieri Navali al confine con la zona Militare. Il palo serviva come supporto carrucolare per l'alaggio a riva dei velieri e dei natanti in legno che dovevano effettuare la manutenzione allo scafo, calatafaggio o carenamento. Non abbiamo la data né tantomeno il periodo di costruzione di questa antica struttura che è riuscita a sopravvivere alle molteplici trasformazioni di questo tratto di costa, forse a causa della presenza alla sua estremità di una antenna VHF, rendendo così utile la struttura.


  • Mulinello "Necropoli"

    Percorrendo una vecchia traccia carraia si giunge al sito comprendente una ventina di tombe (necropoli) scavate nella roccia calcarea, risalenti all’età del bronzo. Diversi secoli fa il fiume Mulinello, che alla foce si riversa nelle acque della rada megarese, era un corso d’acqua navigabile per le imbarcazioni leggere, costituendo una importate via di comunicazione tra i villaggi situati tra l’entroterra e la foce stessa. All’interno della necropoli gli archeologi hanno riportato alla luce frammenti di bronzo e di ceramiche nicenee, confermando l’esistenza di un fiorente commercio tra gli abitanti e il popolo greco. Altri indizi hanno confermato che questo sito è stato utilizzato fino all’epoca bizantina.


  • Il Carrubo
    (della famiglia delle cesalpinacee)

    Questo albero, di origine araba, è quasi un simbolo del nostro territorio. Anticamente era diffusissimo in molte campagne e sovente ha permesso alla popolazione augustana di alleviare le sofferenze della fame nei periodi più bui, come quelli relativi alla guerra. Oggi questa pianta, nel nostro territorio, va sempre di più a scomparire, pochi pensano a proteggerla e a salvaguardarla. La principale utilizzazione nel settore dell’industria alimentare è rappresentata dalla produzione di alcool, ottenuta dalla distillazione della polpa di carrube. Importante e da non sottovalutare, è l’impiego nell’alimentazione del bestiame e per la preparazione di un surrogato del cacao. In campo farmaceutico si utilizzano le carrube come prodotti naturali per la cura di malattie intestinali; sono lassative quando la polpa è fresca (verde), astringenti e antidiarroiche quando sono secche (marrone) grazie all’elevato contenuto di tannini, pectine, lignina, ecc.. Dai semi inoltre si produce la famosa e pregiata farina che, grazie all’elevato potere addensante trova ampio impiego nell’industria alimentare e soprattutto dolciaria. Nella foto un albero di carrubo nella località Malfitano.


  • Edicola Votiva




    La tradizione e la cultura religiosa vanno in genere di pari passo nel tempo. Percorrendo le vie della nostra città, soprattutto quelle insistenti nel centro storico, ma anche alcune strade di campagna, ci accorgiamo della presenza di nicchie di varia forma incastonate nei muri di prospetto delle case, o poste all’interno delle ville. Sono Edicole votive, contenenti immagini sacre sotto le più svariate forme: statuine in pietra locale detta “giuggiulena”, in legno o in gesso, rilievi e bassorilievi, piccoli dipinti, fotografie. Anticamente intorno ad esse si radunava il vicinato per pregare, o per recitare il Santo Rosario. Altre volte venivano realizzate come ex-voto per una grazia ricevuta, o semplicemente per propiziarsi l’esito del frutto del proprio lavoro: la fertilità del raccolto, l’abbondanza della pesca, la salute delle mandrie. Ancora oggi non solo sono tante quelle che resistono alle intemperie ed all’usura del tempo, ma ancora di nuove ne vengono realizzate a testimonianza di una tradizione religiosa, e di un’usanza, rimasta inalterata nel tempo.

    Dipinto Votivo


  • L'icona votiva di San Francesco



    Nel muro di cinta che delimita la Chiesa Cristo Re e il convento dei Frati Cappuccini in viale Eroi di Malta, precisamente nel costone sinistro della porta d’accesso al campetto dei frati, è stata murata una bellissima composizione ceramica in rilievo raffigurante San Francesco, il poverello d’Assisi. L’opera è stata donata il 13 maggio 2012 dall’Associazione A.S.I. (Art Studio Idea), dall’artista Rodolfo Montalto (autore dell’opera) per devozione e per esaltare l’immagine del Santo e nello stesso tempo come abbellimento del viale.


  • Lampadario del Salone di rappresentanza Palazzo di Città

    Con delibera podestarile n.150 del 27 aprile 1930 l’amministrazione diede mandato per l’acquisto di un lampadario, come completamento dell’affresco della volta realizzato dal Gregoretti e raffigurante “Il Trionfo dell’Abbondanza guidato dalla Saggezza”. Il lampadario fu scelto fra i disegni della ditta E. Ferro e C. di Murano, che ne realizzò in seguito il manufatto artistico in vetro a 60 fiamme. Il costo fu di Lire 7.500 più Lire 500 per l’imballaggio e la spedizione, cifra che fu dilazionata in due parti. Oggi, restaurato con perizia e certosina abilità, arricchisce, illumina e abbellisce il salone.


  • Chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso

    I due fori di forma non regolare nel prospetto della Chiesa del Soccorso, dove oggi sono allocate due immagini sacre in bassorilievo, erano stati causati da due biglie di cannone sparate dai francesi nel 1675 per la distruzione dell’avamposto militare, in occasione dell’invasione e della conquista della Città e della Piazza d'Armi. Non sono stati mai murati a testimonianza di questa parte della storia. Ricerca Storica T.M.


  • Tratto di cinta aragonese che delimitava la città

    C’è una tratto di storia della nostra città nascosto da un canneto, di fronte alla nuova darsena al confine di un noto supermercato. Si tratta di un tratto di muro in pietra della cinta muraria aragonese che collegato alla porta di mare (Porta di Terravecchia) delimitava la città sul lato sud-ovest della penisola .